La cooperazione è proposta. La cooperAZIONE è ... futuro!
CAMPOBASSO.
Unire è meglio che dividere. Ho letto questo slogan, attribuito al noto giornalista Luca Telese, in cui si avventurava in una veemente difesa delle ragioni dell'aggregazione della provincia di Isernia con l'Abruzzo. Non nascondo di essere rimasto perplesso.
Il principio dell'aggregazione è profondamente radicato nel mio DNA, sia come cittadino che come imprenditore, avendo dedicato la mia vita alla difesa, promozione e sviluppo del modello cooperativo. Per questo, vedere un concetto tanto importante utilizzato in modo superficiale su un tema che richiede invece un analisi approfondita mi ha colpito. E un tema che necessita di riflessione per evitare che le emozioni prevalgano sulla ragione.
Il referendum di cui si discute propone la divisione del territorio regionale, non un'unione. E l'esatto contrario dello spirito dello slogan utilizzato da Telese. Questa proposta mira a disgregare un'identità collettiva che risale a tempi antichi e che si è consolidata con sforzi e sacrifici nel 1962, culminando nella nascita della Regione Molise.
Non è questo il luogo per rivendicare le ragioni storiche di quel pro-cesso, ma credo sia fondamentale oggi concentrarsi sui motivi per cui dobbiamo difendere questa identità con determinazione.
In modo sintetico, ci sono due ragioni principali per opporsi a questa proposta: entrambe dimostrano che la soluzione suggerita dal referendum affronta solo i sintomi, senza risolvere le cause profonde.
L'illusione del "salvatore esterno"
La proposta di unire Isernia all'Abruzzo sembra basarsi sull'idea che un "cavaliere azzurro" - in questo caso, il popolo abruzzese - possa risolvere i problemi che affliggono il nostro territorio: spopolamento, marginalizzazione delle aree interne, crisi sanitaria, e cosi via.
Tuttavia, una riflessione razionale ci porta a notare che i problemi irrisolti del Molise non sono dissimili da quelli presenti nella vicina regione abruzzese. Perché dovremmo credere che chi non ha ancora risolto le proprie difficoltà possa magicamente risolvere le nostre?
Il vero nodo della questione è un altro: siamo nel 2024 e continuiamo a cercare soluzioni esterne, invece di prendere in mano il nostro destino. E giunto il momento di smettere di piangerci addosso e di invocare aiuti terzi. Dobbiamo rimboccarci le maniche, promuovere le nostre risorse, valorizzare le competenze umane e abbracciare uno spirito critico costruttivo. E necessario passare dalla critica sterile alla proposta concreta, dal lamento alla progettualità.
L'errore di un approccio puramente quantitativo
La proposta di aggregazione si basa su logiche quantitative, come il numero di abitanti o l'estensione geo-grafica. Questo approccio, tipicamente anglosassone, misura la crescita con parametri esclusivamente numerici, ignorando lo sviluppo umano e sociale.
La società contemporanea, però, sta evolvendo in una direzione diversa. Stiamo assistendo alla spinta verso un nuovo paradigma: quello dell'economia civile. Questo modello mette al centro la persona, le sue relazioni, e promuove l'ecologia integrale e lo sviluppo sostenibile.
Non si tratta di sommare risorse - dove 1 + 1 + 1 = 3 - ma di creare un sistema integrato, dove ogni elemento conta. In questa visione, anche un solo elemento a zero annullerebbe l'intero risultato: 1 x 1 x 0 = 0. Questo è il concetto di bene comune, contrapposto al bene totale.
La semplice annessione di territori diversi, senza tener conto delle dinamiche relazionali e identitarie, è un'idea anacronistica e controproducente.
Inoltre, c'è un rischio concreto per la provincia di Isernia e i suoi abitanti: quello di diventare la "periferia di una periferia". Un territorio già fragile potrebbe essere ulteriormente marginalizzato, con tutte le conseguenze negative che ciò comporterebbe.
Questi sono i punti su cui è necessario aprire un confronto serio e approfondito. Il mondo della cooperazione, con la sua straordinaria biodiversità, è pronto a partecipare al dibattito. C'è però una condizione imprescindibile: bisogna mettere da parte ideologie e slogan e affrontare le questioni nel merito. Bisogna, però, soprattutto concentrarsi non sul male, ma sulla cura, elemento che risulta ancora carente in questa prima fase.
Solo cosi possiamo davvero lavorare per il bene comune, nel rispetto del principio che unire è davvero meglio che dividere.